martedì 11 agosto 2009

Lo spettacolo di Su Enapru


Prosegue la sindrome domenicale anti-Nurachi,
contagiosa quanto basta ad “evitarla” di domenica,
anche se il sabato pomeriggio l’irriducibile Zorvinu,
ha portato per la prima volta il nostro maestro, al secolo,
Graziano Murgia, all’esplorazione dei nuovi rami,
e di questo ve ne ha già parlato.
L’alternativa del nostro piccolo gruppo composto dal
sottoscritto, (Gianluca) Gianfranco C., Luca, Marilina
e Serena è, a distanza di una settimana dall’uscita di Su Bentu,
di nuovo Lanaitto, con puntata ad Eliches Artas.
La nostra “meticolosa” organizzazione messa a punto a forza
di sms con il Canu, subisce un’improvvisa virata il sabato:
prima Marieddu e poi il mitico Bobore Manca,


dello Speleo Club di Nuoro, ci invitano ad un’escursione
con destinazione Montalbo alla grotta di Su Enapru.
Piccolo flash-back, al raduno di Urzulei mi ero preso
una bella “cotta” per questo piccolo gioiello speleologico,
le immagini e i racconti degli scopritori mi avevano talmente
intrigato e affascinato che avevo chiesto, appena possibile,
di visitarla… detto fatto, l’invito, molto gradito, è arrivato
ed adesso son qui a raccontare e cercare di descrivere
la bellezza di questo piccolo scrigno.


L’incontro con gli amici dello SCN, rappresentati oltre che
da Mario e Bobore, da suo figlio Manuel, da Marco
e Maria Grazia avviene in territorio neutrale, in quel di Lula,
territorio dove ricade anche questa grotta.
C'è da fare un piccolo trekking, circa quaranta minuti da dove
abbiamo lasciato le macchine, raggiungere il nostro
obiettivo non è faticoso, la vegetazione intricata,
il sovrapporsi di numerosi sentieri e mulattiere senza una
guida esperta ci farebbero perdere immediatamente
l'orientamento, ma sotto l'occhio esperto di Marieddu,
raggiungiamo l'ingresso. L'odore del carburo a cui in nostri
amici nuoresi ricorrono, rievocano i tempi ormai passati,
in cui anche noi utilizzavamo la calda luce dell'acetilene
prima di sacrificarla con la comodità dei led.
Velocemente Bobore e Marieddu attrezzano la discesa,


mi calo per primo, la mia macchina fotografica è assettata
di immortalare le meraviglie di questa grotta...
non rimarrà delusa, come d'altronde non lo siamo rimasti neanche noi.
Di questa grotta, tutto risulta decisamente molto interessante,
affascinante, a partire dall'ingresso, dove un raggio
di sole filtra all'interno, vaga imitazione di quello ben
più famoso della voragine di Tiscali e poi la sala interna,


un tripudio di stalattiti, colonne, colate, vele, vaschette,
pisoliti, concrezioni varie, rappresentano un autentico inno
alla bellezza e a ciò che madre natura è in grado di fornirci.
É una continua scoperta, parole e commenti estasiati
accompagnano la nostra visita, sfondi da cartolina..
.comincio a capire le parole di Marieddu, la grotta è piccola,
ci passeremo alcune ore ci ha detto prima di entrare...
esagerato penso io, in realtà aveva pienamente ragione,
la sua bellezza letteralmente ti rapisce, faccio numerosi scatti,


obbligo (e a loro volta mi obbligano) gli altri, a pose più o meno
artistiche in grado di immortalare questi capolavori della natura,
raggiungendo l'apice con la testa di muflone ormai un tutt'uno
con la grotta una “concrezione” eccezionale, unica,
in una parola inimitabile.


Il tempo passa velocemente e piacevolmente, un pranzo
abbastanza sostanzioso a base di sani prodotti della terra,
accompagnato dal vino di Luca e da tante chiacchiere
extra speleologiche concludono la nostra visita a questo
piccolo gioiello. L'uscita dalla grotta ci ricorda immediatamente
che siamo ad agosto, la bella sensazione di fresco provata
all'interno è sostituita da un afa pesante, non bastano
le poche gocce di pioggia a togliere la calura fastidiosa
che ci accompagna nel percorso di rientro verso le macchine;
percorso un po' più lungo quello affrontato da Manuel
che dall'alto della sua giovane (e incosciente) età ha provato
a rientrare da solo, causando ritardi e un po' di apprensione
visto che è stato necessario, causa perdita d'orientamento,
provvedere alla sua ricerca. Fortunatamente tutto
si è risolto bene, Bobore ha riportato il figlio
“nella retta via” ed ha festeggiato lo scampato pericolo
con una bella fetta d'anguria o meglio ciò che restava
de “su pecu d'attica” (per la traduzione vedere post
della settimana precedente) che al rientro alle macchine
è stato oggetto della nostra voglia di freschezza
in un caldo pomeriggio agostano...


In conclusione, bellissima escursione, ottima compagnia
e doverosi e sentiti ringraziamenti per gli amici dello SCN
che ci hanno dato la possibilità di visitare
questo piccolo tesoro speleologico.

A presto, Gianluca Serra.

1 commento:

  1. come sempre siete fantastici... leggere i vostri post una cosa molto gradevole.... e le foto sono sempre stupende.... complimentissimi.........

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